"Non sono d'accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee" [...] [François-Marie Arouet, più noto con lo pseudonimo di Voltaire]
lunedì, luglio 18, 2011
Quando Tolstoj scappò di casa
lunedì, giugno 06, 2011
Auguri Italia!
martedì, maggio 10, 2011
Vi racconto una storia…
C’era una pianta rigogliosa, che si espandeva verso il cielo con i suoi rami e le sue foglie verdi come smeraldo: tutti venivano a guardarla, ad ammirarla. Faceva un’ombra magnifica e i visitatori del parco si rifugiavano nelle giornate afose sotto le sue fronde. Tutti le erano riconoscenti per questo e la pianta si era abituata alle parole di gratitudine della gente. Aveva trovato il suo posto nel parco e quindi nel mondo:donava freschezza, pace, serenità a coloro che si affidavano alla sua ombra ristoratrice. Si sentiva apprezzata, appagata, contenta, e anche buona e generosa.
La gratificazione del mondo esterno, i complimenti delle persone bastavano alla pianta, quella era davvero la vita che voleva: non poteva desiderare niente di più.
Si può immaginare lo sgomento della pianta, quando cominciò a percepire la presenza di piccole escrescenze sui suoi rami: venivano dal profondo del suo essere, ma non c’entravano niente con lei, con il suo mondo, con i suoi rami, con le sue foglie larghe e bellissime. Era malata?
Se avesse potuto sarebba andata da un medico, un chirurgo magari, in grado di eliminare quelle tumefazioni che stavano diffondendosi a macchia d’olio sui suoi rami, tra le foglie.
Alla pianta accadevano altre cose strane, mai successe prima. Da tutte le parti arrivano su quelle escrescenze sciami di insetti, pollini e un profumo mai sentito penetra il suo spazio vitale. “ Che cos’è quest’odore?” si domandava. “Da dove viene? Quale essere è entrato dentro di me, chi sta invadendo il mio mondo?” Un disagio che la sconvolgeva sino alle radici. Si chiedeva se valesse la pena di vivere in quello stato. Non si sentiva più padrona di se stessa, della sua vita, e non le importava più nulla delle persone che andavano a riposarsi e a rifocillarsi alla sua ombra. Quei bubboni proprio non li sopportava, li riteneva estranei alla sua vita, alla sua essenza. Che cosa stava accadendo?
Fioriva e non lo sapeva. Lottava contro tutte le sue forze contro la forza creativa che le abitava e che le stava facendo germogliare. Combatteva come un medico il centro di se stessa, l’aroma, la fragranza, la bellezza della sua anima, del suo modo unico di essere nel mondo. Combatteva con tutte le sue forze l’unica cosa che conta nella vita: fiorire.
tratto da un libro di Raffaele Morelli "L'unica cosa che conta"
lunedì, gennaio 24, 2011
Pensieri di Blaise Pascal
Davanti ad un thè caldo, sul ponte di una nave che mi riporta a casa, ho ripreso a leggere, a leggere Blaise Pascal, e questo lo devo alla collana “I classici del Pensiero libero” del Corriere della Sera (non per fare pubblicità, ma non c’è motivo di non dirlo). Si tratta in realtà della famosa opera incompiuta che doveva essere l’ “Apologia del Cristianesimo”, rimasta sottoforma di aforismi e pensieri scritti in fogliettini nel cassetto dopo la sua morte prematura, come già scrissi in un mio vecchio windows live spaces (so’ che dico sempre le stesse cose purtroppo…). Non è certo un pensiero mio quello che sto per scrivere, ma io ho il vizio in questo blog di riportare fedelmente tutte le cose che mi colpiscono, a volte senza fare recensioni, perché mi piace dare riflessioni e non risposte (non sono un Maestro), e perciò a volte delle sorte di Antologie, ma solo perché mi colpiscono ed io credo che personalmente siano vere.
"Tutti i grandi divertimenti sono pericolosi per la vita cristiana; ma fra tutti quelli che il mondo ha inventato, non ve ne è nessuno che sia da temere più della commedia. E’ una rappresentazione delle passioni così naturale e così delicata, che essa le sommuove e le fa nascere nel nostro cuore; e soprattutto quelle dell’amore, in particolar modo quando vengono presentate come molto caste e molto oneste. Perché più l’amore sembrerà innocente alle anime innocenti, più è facile che ne siano tocche; la sua violenza lusinga il nostro amor proprio, il quale nutre il desiderio di causare gli stessi effetti, che si vedono così ben rappresentati; e nello stesso tempo le nobiltà dei sentimenti che vi si scorgono dissipa qualsiasi timore nelle anime pure, che s’immaginano di non offendere la purezza, amando d’un amore che sembra loro tanto saggio. Così ritorna dal teatro con il cuore tanto colmo di tutte le bellezze e di tutte le dolcezze dell’amore, e l’anima e lo spirito tanto persuasi della sua innocenza, che si è già preparati a ricevere le prime impressioni, o piuttosto a cercare l’occasione di farle nascere nel cuore d’altri, per ricevere gli stessi piaceri e gli stessi sacrifici che si sono visti così ben dipinti sulla scena."
Come interpretereste questo pensiero di Blaise Pascal?