Si chiama Amnesia retrograda, ovvero la perdita di memoria per eventi accaduti prima della causa, ma completa lucidità per tutto ciò che è successo in seguito... essa può sopraggiungere in seguito ad un trauma cerebrale, oppure potrebbe scaturire da esperienze negative avvenute durante l'infanzia. Altre cause sono l'ipossia, disturbi derivanti dall'assunzione di elevate quantità di alcool, ... è un po' come un ragazzo che si sveglia da un coma durato 15 anni e, oramai trentenne, vede il mondo con gli occhi di un teeneger... , insomma, “vedere le cose per la prima volta”, ragionare su come comportarsi in alcune occasioni, stupirsi per cose che “noi” consideriamo scontate, immedisimarsi in uno “smemorato” e guardare il mondo come “un bambino” di fronte a qualcosa di sconosciuto ma intrigante. Quindi vive come l’uomo che cadde sulla terra: reimparando il mondo, le relazioni con gli altri, etc. e capire che
c’è una vita nelle tasche, la nostra, quella che abbiamo lasciato anni prima. Perciò immaginate cosa significhi per uno che non ricorda nulla prima di un anno fa indossare una giacca o un paio di pantaloni e trovarci, una lista della spesa, la ricevuta di un albergo o il biglietto di un cinema e sono le tracce che invece che svanire infiliamo in tasca e rimangono a futura memoria. E' una caccia al tesoro nei vestiti della nostra vita. Forse si ha a che fare con una sorta di quelli che chiamano déjà vu, cioè quegli istanti in cui ci sembra di rivivere un momento che abbiamo già vissuto. Oppure di vivere una sorta di seconda vita, come direbbe Jorge Luis Borges : "
Se io potessi vivere un’altra volta la mia vita,nella prossima cercherei di fare più errori,non cercherei di essere tanto perfetto,mi negherei di più,sarei meno serio di quanto sono stato, ... correrei più rischi,farei più viaggi,guarderei più tramonti,salirei più montagne,nuoterei più fiumi,andrei in posti dove mai sono andato,mangerei più gelati e meno fave,avrei più problemi reali e meno immaginari [...]" .
c’è una vita nelle tasche, la nostra, quella che abbiamo lasciato anni prima. Perciò immaginate cosa significhi per uno che non ricorda nulla prima di un anno fa indossare una giacca o un paio di pantaloni e trovarci, una lista della spesa, la ricevuta di un albergo o il biglietto di un cinema e sono le tracce che invece che svanire infiliamo in tasca e rimangono a futura memoria. E' una caccia al tesoro nei vestiti della nostra vita. Forse si ha a che fare con una sorta di quelli che chiamano déjà vu, cioè quegli istanti in cui ci sembra di rivivere un momento che abbiamo già vissuto. Oppure di vivere una sorta di seconda vita, come direbbe Jorge Luis Borges : "
Se io potessi vivere un’altra volta la mia vita,nella prossima cercherei di fare più errori,non cercherei di essere tanto perfetto,mi negherei di più,sarei meno serio di quanto sono stato, ... correrei più rischi,farei più viaggi,guarderei più tramonti,salirei più montagne,nuoterei più fiumi,andrei in posti dove mai sono andato,mangerei più gelati e meno fave,avrei più problemi reali e meno immaginari [...]" .
La memoria è la tradizione delle nostre esperienze, e così come la tradizione è la trasmissione del patrimonio culturale, allo stesso modo la mente consegna al corpo chi noi siamo attraverso i ricordi del nostro personale passato. Un’amnesia è paragonabile alla volontà del corpo di rompere con la tradizione di noi stessi, come se il corpo ad un certo punto giudicasse inutile il bagaglio che ci portiamo dentro quasi si fosse trasformato in un fardello, e in un attimo puff... ripartiamo da zero, senza radici, senza tradizioni, senza storia....
...o forse no.
...forse la storia ci rimane addosso, perchè forse quella roba lì c’è sempre e fa sì che noi siamo così. Non si ha paura di dimenticare, o perdere il contatto con chi eravamo un giorno, quando sentiamo quello che siamo tutti i giorni. CREDERE che può esistere un altro modo di guardare la realtà, scoprendola giorno per giorno, vedendola per la prima volta, e la vediamo da occhi diversi .
Quindi cominciate a raccontare tutti i giorni ciò che si scopre per la prima volta, ... "Una mattina di qualche mese fa ci sono entrato, e un ragazzo dietro al bancone mi ha detto:“Ciao Matteo.Il solito?”È bello per uno che non ricorda nulla sapere di avere avuto “il solito”.E’ strano sapere che avevi delle abitudini che ora non hai più.Le abitudini sono quasi tutto ciò che hai (quasi tutto).Sono il segno che mantieni le tue promesse al mondo.“Io sono così e te lo dimostro con quello che faccio e ripeto tutti i giorni”. La prima mattina che mi sono svegliato a casa mia dopo l’amnesia, prima di uscire dalla porta ho aperto un cassetto, ho preso un fazzoletto di stoffa e me lo sono infilato in tasca. Così, senza pensarci.Senza sapere che avevo dei fazzoletti di stoffa nel cassetto. Senza sapere se lo avevo mai fatto.Era un fazzoletto, era di stoffa e dovevo tenermelo in tasca. Avevo promesso che avrei avuto sempre un fazzoletto di stoffa in tasca"...
... e quindi raccontando scopriamo e capiamo cose di noi, sul nostro lavoro, sulla nostra famiglia , ogni giorno cerchiamo di scoprire e capire cose del mondo, cose minute, piccole.
“Non so se qualcuno si ricorda di me, io no.”
... però mi sto conoscendo
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