lunedì, luglio 18, 2011

Quando Tolstoj scappò di casa

Alcuni anni fa David Warbourton, uno psicofarmacologo, si è accorto che un anticorpo, presente nella saliva e che protegge contro le infezioni respiratorie, aumenta il suo dosaggio del cinquanta per cento nella saliva di coloro che per qualche istante si soffermano su immagini di piacere o di felicità. La gioia di vivere cambia "la materia vivente", la rende plastica e capace di autocurarsi. (pag. 121 de "L'unica cosa che conta" di Raffaele Morelli)
Ultimamente sono rimasto provato dalla morte della nonna del mio amico alla quale volevo una stima ed un bene dell'anima. E' morta dopo una vita difficile, con una situazione familiare critica ed una agonia fatta di sofferenza fisica negli ultimi mesi della sua vita, continuare a vivere quando non si ha piu' la forza di continuare e sapere che Dio ti sta chiamando, ma non ancora, ti sta dicendo di venire su, ma ancora un attimo quaggiu', perchè?? Stare male in attesa di stare meglio lassu', sapere di vivere gli ultimi momenti della propria vita non sapendo piu' cosa fare, cosa fare per quegli altri che ha sempre aiutato, sentirsi un peso solamente e far fronte all'ultimo ostacolo della vita. Ed ora che ho una zia anziana che non ricorda quasi più nulla, o almeno a tratti, vedo quello sguardo posato sul Senza Tempo, che è la vera prerogativa della saggezza matura, difficila da comprendere per noi, come dice il Dott. Morelli, che misuriamo tutto solo sulle cose che possediamo e più di tutto sulla quantità, mentre i vecchi sanno che ogni giorno di vita, ogni ora, ogni attimo, è il tempo di tutti i tempi. Per questo i vecchi restituiscono alla vita il suo sapore, tutta la sua intensità. Come diceva Tolstoj:
La vita nonè uno scherzo.... forse i mesi che ci rimangono da vivere sonoi più importanti di tutti gli anni vissuti. (Carlotta Nicolini, Quando Tolstoj scappò di casa, Corriere della sera, 10 giugno 2010.)