mercoledì, luglio 29, 2009

"Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende"... " amor, ch'a nullo amato amar perdona"...

Non l'avevo mai capita questa frase, e non penso che bisogna studiarla per capirla, forse viverla. L'unica cosa che ricordo è che nel dolce stil novo la gentilezza è indicata come propensione all'innamoramento, e quindi "cor gentile". Forse almeno una volta l'abbiamo avuto tutti questo cor gentile, qualcuno ce l'ha di natura, e forse qualcuno non ce l'ha più. E' che questa espressione non indica solo il tormento di paolo e francesca, ma contiene anche una verità ed un equivoco. Il tentativo di innamoramento di un cuore gentile può fallire. Ma allora perchè io mi sono innamorato?... forse una risposta l'ho trovata al capitolo nono di un libro di Fancesco Alberoni (quello che agli esami di Sociologia, Scienza politica e via dicendo, ritrovavamo con le sue paranoie sullo Stato Nascente), quando cerca di dare risposta ad un'altra domanda: chi è predisposto ad innamorarsi? e perchè?... è chiaro che simili domande non hanno pretese di completezza, però l'obiettivo forse è quello di imparare, almeno il mio, almeno quel poco che si può capire, che è umanamente comprensibile. Allora, io come tutti gli altri ci siamo innamorati, e probabilmente questo suscita una qualche emozione verso la persona amata. Però vi sono molti casi in cui l'altra persona ha soltanto un desiderio di amore, o di avventura, oppure è attratta solo eroticamente, o inetellettualmente. Eppure l'altra persone non rifiuta l'amore che le viene dato.... già, perchè forse ne è giustamente lusingata. Ma ricambiare amore è qualcosa che viene da dentro, e questo è una cosa che da innamorato io lo sentivo. Lei si credeva innamorata, o forse lo diceva solo. In realtà l'unica cosa che posso capire, la posso trovare dalle mie esperienze stesse, o meglio, in tutte le volte che io ho "amato di riflesso", e quasi nessun capiva che io non ero completamente innamorato, una sorta di innamoramento squilibrato. E dopo aver incontrato un'emozione forte, durata per me più di un anno, dopo mesi e mesi di confusione, sembra quasi di tornare a riflettere amore, invece di amore che esce da entro, dal cuore, incondizionato. Io non so come fa la gente a sposarsi quando dentro di se sa che si è stabilito un profonfo affetto non dettato da un innamoramento, ma da questa sorta di amore squilibrato che è durato tantissimo tempo e continua a farlo durare... ?!?! ... forse abbiamo tutti paura di restare soli. tutto qua. E quando invece ci sono dei problemi? io da innamorato non ho mai avuto alternative, o lei o niente. Per l'altra persona i miei problemi erano solo i miei, in sostanza è come se mi avesse sempre detto: arrangiati! In tutto questo io ho sentito una grossa trasformazione, quasi in tutto. Forse faccio parte di quelle persone che arrichisce la propria vita di immaginario, ed allora più grande sarà la delusione provocata da qualsiasi emozione.
Ma io ero davvero così predisposto ad innamorarmi??? ed allora perchè non riesco più ad avere il coraggio di riprovare tutto?? ... la verità è che prima di innamorami mi sentivo profondamente male, desideravo ardentemente tutto quello che mi mancava, era il periodo della mia vita che non ero soddisfatto di ciò che avevo e di ciò che ero. La mia predispozione all'amore era praticamente quella, e non il mio desiderio cosciente d'amore, quello mai vissuto. Tutto era scaturito dalla impossibilità di trovare qualcosa che avesse senso nella mia esistenza quotidiana. Senso di nullità e vergogna, è stata la percezione di un vuoto davanti a me che mi ha fatto innamorare, un desiderio ardente di vivere ed allo stesso tempo il senso di non riuscire a far nulla che vale. Questa è la vera propensione a gettarsi nel tutto o nel niente che non possono provare coloro che sono soddisfatti. A me tutto iniziò con una delusione profonda, un cumulo di tante delusioni negate. Poi ti guardi attorno e vedi le altre persone felici, cominci a percepire la felicità degli altri, e più voglia hai di innamorarti e più la percepisci. E' come se subissi un torto, che se ci fosse negato qualcosa di importante, esclusi da questo mondo di desideri, i nostri desideri frustrati e tenuti a freno, inibiti, che premono come tensioni, spasimi imprigionati. Ti senti escluso da un mondo e da una vita di felicità che conosci attraverso gli altri. E' da tutto ciò che io sono stato trascinato da una sorta di innamoramento, tutto nella mia vita aveva un valore relativo perchè io volevo solo quello, è quello per me era al primo posto, prima dei miei sogni di sempre. Mi sono gettato nel mio più folle sogno con una persona forse mai conosciuta, una persona che si presentava dimostrandomi di capirmi, che è tutto possibile, a volte provocandomi... spingendomi in una strana direzione pur con una certa sfugevolezza, dal quale mi sentivo un po' attratto. Chiunque può far innamorare una persona che attende la chiamata se le fa udire la voce che la chiama per nome e le fa quasi capire che il suo tempo forse potrebbe essere venuto. Ma tutto questo è stato fatto in modo ingannevole. E chi è che lo fa? secondo il dottore dell'amore ci può essere qualcosa di più meschino di un semplicemente arricchimento della propria vita. Può essere il desiderio di successo o il desiderio di potere. L'amore da un enorme potere su chi ama e questo enorme potere può dar piacere perchè lusinga la vanità, perchè rende l'altro schiavo, disponibile, pronto ad ogni nostro cenno e ad ogni nostro desiderio. E che cosa succede dopo??' quando l'innamoramento è avviato?? E' il caso estremo dell'innamoramento unilaterale, reso spietato dall'inganno. Alla fine l'inganno viene smascherato. La persona non amata ad un certo punto si stanca, stanca delle prove d'amore, di sentirsi sempre chiedere "mi ami?". L'inganno è stato si scoperto. Eppure ciò non toglie nulla al grande dolore, alla perdita di chi ama veramente. Ora non riesco più ad innamorarmi di nuovo, perchè cerco forse un semplice arricchimento della mia vita, aggiungere qualcosa di meraviglioso in più... non lo so.
Ma perchè questo innamoramento ha inciso così profondamente sulla mia vita e anche quando c'è inganno l'amore resta vero e la ferita profonda?!?!?!?!?!
....ora mi vengono in mente solo le parole di un gruppo di facebook, riguardo la fiducia verso le persone che ti arrivano al cuore, senza poi rimanerci....

venerdì, luglio 24, 2009

C'è una idea della normalità ideale che è totalmente fondata sull'immaginario...

Parlare in una macchina davanti a un portone, fare colazione alle quattro e mezza del mattino con i cornetti caldi e il caffelatte, [...], detto alla Lorenzo Cherubini: "di notte le parole scorrono più lente però è molto più facile parlare con la gente, conoscere le storie, ognuna originale, sapere che nel mondo nessuno è normale. Ognuno avrà qualcosa che ti potrà insegnare, gente molto diversa di ogni colore."
Oggi è così diffusa questa idea. Questo mondo ci abitua da bambini di come dovrebbe essere la vita, la morale, la famiglia, ... ci fanno credere che esiste un mondo che è solo utopia, ma bisogna per forza crederci per migliorare le cose. Ci dicono e ci insegnano da bambini quello che dovrebbe essere, perchè forse è giusto così. Ci ritroviamo con la testa gonfiata di tanti concetti, moralismi, valori,... Tutti ci dicono per esempio quello che dovrebbe essere l'amore e l'amicizia. L'amore è qualcosa di magico, oppure tutti ci dobbiamo voler bene, e bla bla bla... tante belle cose, e non si potrebbe fare altrimenti se non dirle. Televisione e discorsi liturgici ci creano il nostro modello ideale. E poi cosa succede per chi esce fuori da questi modelli????... o per gente come me che a neanche 25 anni comincia ad assorbire discorsi dalla mamma sul matrimonio e sulla serietà??? sul sistemarsi e bla bla bla... mah. Siamo tutti pronti a giudicare, e sappiamo fare solo quello! E' la cosa che ci riesce meglio quando ci rendiamo conto che non ci resta da far quello per giustificare tutte le nostre incapacità forse, magari proprio su quello su cui giudichiamo. E' giusto se fai così! Ma così come? in base a quale modello di vita?? il modello di vita basato sulla felicità individuale? basato sulla felicitià degli altri? o sul quel famoso modello ideale??!... E poi veniamo a noi: ma esiste un amore normale? è così impossibile innamorarsi dell'assurdo??? oppure, è impossibile innamorarsi semplicemente in maniera assurda?? oppure è impossibile innamorarsi di un qualcosa che non esiste??? Dietro all'affermazioni dell'arte di amare non c'è altro che il "mito della favola" , quelle cose del tipo " e poi vissero tutti felici e contenti", l'illusione di una quotidianetà, una serenità e gioia che nessuno ha mai sperimentato. I teraupeti della famiglia e dell'amore hanno in mente soltanto quel "vivere felici e contenti", la favola promessa. Quanto poi in questa vita tutto ci è dato come un dono, e nulla ci è dovuto. Eppure io non me ne accorgo, ma continuo a diffondere e rinnovare questo mito. Eppure da cosa avrà mai origine questo mito?? Io mi sento una persona che non sopporta più la tensione dell'innamoramento, cerco di imbrigliarla subito, renderla gestibile trasformandola in pace e tranquillità. Ed è per questo che non riesco più a raggiungere quelll'intensità passionale di un tempo, o che forse non sono mai riuscito a vivere come avrei voluto. L'amore non è nelle nostre mani ma ci costringe a mutare, ed io non riesco a cambiare più, ne tanto meno i miei occhi. E' come se vivessi amori di riflesso, vivo ridando come uno specchio l'amore che mi da l'altra persona. Forse tutto fin troppo razionale per essere Amore.

giovedì, luglio 23, 2009

Quante cose ci stiamo perdendo in questo mondo?

Un violinista nella metropolitana. Una storia vera. Un uomo si mise a sedere in una stazione della metro a Washington DC ed iniziò a suonare il violino; era un freddo mattino di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante questo tempo, poiché era l'ora di punta, era stato calcolato che migliaia di persone sarebbero passate per la stazione, molte delle quali sulla strada per andare al lavoro. Passarono 3 minuti ed un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava. Rallentò il passo e si fermò per alcuni secondi e poi si affrettò per non essere in ritardo sulla tabella di marcia. Alcuni minuti dopo, il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna tirò il denaro nella cassettina e senza neanche fermarsi continuò a camminare. Pochi minuti dopo, qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma l'uomo guardò l'orologio e ricominciò a camminare. Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni. Sua madre lo tirava, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista. Finalmente la madre lo tirò con decisione ed il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi. Nei 45 minuti in cui il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un momento. Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Raccolse 32 dollari. Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, ne' ci fu alcun riconoscimento.

Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei più grandi musicisti al mondo. Suonò uno dei pezzi più complessi mai scritti, con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari.Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston e i posti costavano una media di 100 dollari.Questa è una storia vera. L'esecuzione di Joshua Bell in incognito nella stazione del metro fu organizzata dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone.La domanda era: "In un ambiente comune ad un'ora inappropriata: percepiamo la bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato?".

"Se non abbiamo un momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo?".

Le persone vanno di fretta,.. ma fretta di andare dove? di fare cosa?... se alla fine la vita è fatto di momenti che non sappiamo riconoscere. Forse dobbiamo essere predisposti dalla condizione, dal contesto, per apprezzare le cose... eppure ogni momento della nostra vita potrebbe essere utile per divertirci, sorprenderci, apprezzare ed essere felici. non dobbiamo certamente aspettare una vacanza!

Ora, richiudete gli occhi e ascoltate nuovamente questo grande musicista per pochi secondi:


lunedì, luglio 20, 2009

Work and play well with the others

Randolph Frederick Pausch, professore di informatica all'Università di Pittsburgh (Pennsylvania) consapevole di stare morendo a causa di cancro al pancreas, tiene la sua ultima lezione dove non parla della morte ...
"Se vuoi realizzare i tuoi sogni, è meglio che giochi onestamente con gli altri.
Un consiglio che è difficile da seguire è dire la verità!
Seconda cosa: quando sbagli, chiedi scusa! una buona scusa è formata da tre parti: mi dispiace, era colpa mia, cosa posso fare per rimediare? ... la maggior parte della gente salta la terza parte, questo è quello che puoi chiamare sincerità.
l'ultima cosa è che tutti abbiamo gente o cose che non ci piacciono. Io non ho mai incontrato persone che sono totalmente cattive. Se aspetti a sufficienza ti mostreranno il loro lato buono, non puoi affrettare la cosa, ma puoi essere paziente"
Io sto ancora aspettando delle scuse che non arriveranno mai, soprattutto da una persona. Ma nel frattempo mi impegno a dare le mie...

Discernimento



Lo so che non è davvero facile parlare di discernimento, però è davvero da anni che mi interesso da vicino all'argomento. Ognuno di noi percorre un cammino interiore e personale che a molti porta alla propria Fede, al suo incontro con ciò che non possiamo conoscere in questa vita... e forse è proprio per questo che diventa una ricerca continua, un cammino che non si ferma, perchè qualora si dovesse fermare, finirebbe la vita stessa. E' spesso le difficoltà che incontriamo sono le opportunità di conoscere il bene, e stranamente una via per il conoscere il bene passa attraverso il male, ovvero conoscendo prima esso, subendolo, per poi uscirne. Il punto è che.... come se si fa a uscirne se non si riesce a riconoscerlo??... è forse qui che subentra il discernimento. In Campania sentiamo spesso parlare di padri carismatici, persone che hanno particolari "carismi dello Spirito Santo", ed io posso dire che personalmente conosco qualcuno a cui sono particolarmente legato, anche se si sente parlare sicuramente di quelli più famosi come Fra Modestino a San Giovanni Rotondo, Padre Roberto Basilico a Isernia, Don Michele Bianco a Torre le Nocelle (AV), ... Io ho il piacere di fare visita da un bel po' di tempo a Padre Roberto, e questi incontri negli anni si fanno sempre più frequenti, ogni volta che ne ho la possibilità. Ma comunque ho avuto la fortuna di incontare altri "carismatici" altrettanto straordinari. Innanzitutto, devo dire che il discernimento è uno dei più grandi misteri di Dio per noi uomini, e nel mio cammino personale è uno dei più grandi punti di forza della mia voglia di Dio, che passa attraverso la figura a noi nota di Gesù. Nessuno potrà mai metteri parole in bocca e pensieri in testa che non nascono dal nostro cuore, ovvero dal nostro dentro più profondo. Anzi, risultiamo quasi indispettiti da tutto ciò che non possiamo capire e che, soprattutto, altre persone, di religione e non, vogliono inculcarci non capendo che la conoscenza di Dio non viene mai dall'esterno, ma da dentro di noi, perchè c'è in ognuno di noi una parte dove lui vive, e che sta proprio a noi non sopprimerla. Probabilemente Gesù non è Colui che sta lì a spingerci contro la nostra volontà verso di lui, ma Colui che sta lì ad aspettarci, eternamente pronto ad aiutarci anche quando facciamo il peggiore dei mali, Lui cerca noi, ma alla fine siamo noi che andiamo da Lui, e questo lo facciamo soprattutto quando ci sentiamo bisognosi, quando stiamo male, quando chiediamo qualcosa. Andrè Louf, monaco trappista, ha svolto per trentacinque anni il ministero di abate di Mont-des-Cats, è una delle figure spirituali di maggiore autorevolezza nella chiesa dei nostri giorni, ed in suo libro sul discernimento dice che nel più profondo di ogni uomo si trova il "nous", che non si limita alla intelligenza o alla ragione, ma si identifica con il cuore profondo, lo spirito (dal latino "mens"). Il "nous" è il luogo di Dio in noi. La molteplicità dei desideri o delle volontà proprie si cristallizzano attorno al cuore in una specie di involucro opaco che oscura il desiderio di Dio ed impedisce di investire l'essere e di irradiarlo a partire dal suo centro. In pratica, le volontà proprie sono un impedimento all'ascolto del cuore, impediscono di raggiungere il riposo interiore, là dove dimora Dio ed il desiderio più profondo e autentico.

Ma ciò che io mi chiedo è: "Ma la volontà di Dio è qualcosa di doloroso??? "

... il cuore è diviso in innumerevoli desideri superficiali e la volontà dell'uomo è un muro di bronzo fra lui e Dio. La rinuncia della propria volontà per Louf è un modo perciò di scavalcare il muro. Quando uno ha completamente rinunciato alle volontà proprie, il desiderio che gli resta allora nel cuore coincide con la volontà di Dio. In definitiva per Louf, si muore al proprio Io superficiale, per per nascere all'Io vero.

Quante volte mi è capitato di cercare risposte altrove, magari proprio da persone come padre Roberto, quando la risposta l'avevo già nel mio cuore, ma non volevo abbandonare le mie volontà supeficiali. Gli stessi desideri che portano alla depressione ed esaurimento il mondo moderno.

In generale, discernimento lo si può definire come una particolare illuminazione che permette di giudicare la rettitudine delle parole e delle opere. La capacità di distinguere il bene e il male, ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Esso permette di cogliere la presenza del "vero Dio" in ogni situazione, o in una ispirazione, o in una preghiera. Noi possiamo anche chiedere ad altri ciò che è giusto, spesso ci rivolgiamo a falsi profeti, ma sta a noi stessi sviluppare il discernimento e ad ascoltare ciò che il nostro cuore dice essere giusto. A volte ci ritroviamo davanti a problemi del genere: Tacere o parlare? Come conciliare l'amore con la verità? La giustizia con la mitezza? Come portare a Dio il fratello che sembra volersi allontanare? Come fare certe correzioni senza inasprire gli animi e provocare reazioni peggiori? ... e vale anche per tutte quelle volte che no riusciamo a compiere scelte in amore, con una ragazza o con un ragazzo...

sabato, luglio 04, 2009

Se hai un sogno, proteggilo! - alla ricerca della felicità...

"Ehi non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa, neanche a me! Ok? Se hai un sogno tu, lo devi proteggere. Quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non lo sai fare. Se hai un sogno inseguilo. Punto!"





E' un film considerato un film drammatico, ma non penso che ha un finale drammatico. Non è tanto per la bellezza o no del film, perchè è effettivamente triste, però il riflesso di una società, in questo caso quella americana dove si vedono bandiere a stelle e strisce dapertutto, dichiarazioni di principi, ecc..., quella di un paese che rappresenta un po' il futuro per gli altri, un mondo dove sei abbandonato al tuo destino, dove se non hai soldi nemmeno la sanità ed una ambulanza ti viene a raccogliere in mezzo ad una via (e questo in Italia ancora non avviene, e non penso che avverrà), dove morale ed etica si mischiano anch'essi nel mondo delle assicurazioni, del mercato, dei valori invisibili, .... nello stesso tempo resta il concetto della terra delle occasioni, delle opportunità,... insomma, quel concetto quasi del "chi vuole può". In fondo la vita è anche una favola...

"Fu in quel momento che cominciai a pensare a Thomas Jefferson e alla Dichiarazione di Indipendenza, quando parla del nostro diritto "alla felicità, libertà",... "e ricerca della felicità". E ricordo d'aver pensato: "Come sapeva di dover usare la parola'Ricercà"? Perché la felicità è qualcosa che possiamo solo inseguire... e che forse non riusciremo mai a raggiungere,... qualunque cosa facciamo. Come faceva a saperlo?"

"La ricerca della felicità" di Louis Malle

giovedì, luglio 02, 2009

Che cos'è la verità?

Esite un libro scritto da una persona non molto conosciuta, un giornalista britannico che si definisce cattolico, un libro di quelli che trovi negli scaffali in fondo alla Mondandori del centro commerciale Campania a Caserta, perdendo un po' di tempo a zonzo... Praticamente si parla del processo più rilevante della storia mondiale. Infatti, se la nascita di Gesù è il punto di partenza di tutta la storia reale, allora si può dire senza smentite che la sua morte lo fu ancora di più. Io ho vissuto esperienze della mia vita, soprattutto una lunga esperienza sentimentale, ma non solo, esasperando la ricerca di una verità nei rapporti con le persone, la verità dei cuori, un cammino verso la comprensione più in generale. "Che cos'è la verità? Chiese per scherzo Pilato, senza nemmeno attendere la risposta". E' questo un appunto chiave all'inizio di un capitolo che mi ha dato lo spunto, o una risposta, anche se tutte le risposte si concretizzano quasi sempre in ricerche. Credo che quindi sulla verità si trova un po’ d'ironia , a partire da Pilato, insomma, cioè lui dice chiaramente: ‘Che cos’è la verità?’, in maniera molto ironica; poi lo riprende nella modernità Francois Bacon (Francesco Bacone) dicendo che (on Truth) una volta Pilato chiese: ‘Che cos’è la verità’ per scherzo (secondo Bacon) e non aspettò la risposta, che appunto non è mai arrivata. E tutta questa sorta di irrisione della domanda stessa, e non è una cosa che ha inventato Nietzsche, per intendersi, che ad un certo punto ha detto: ‘il mondo vero è diventato favola’. Sotto la pressione dell’opinione pubblica Pilato incarna, allora, un atteggiamento che sembra dominare nei nostri giorni, quello dell’indifferenza, del disinteresse, della convenienza personale. Per quieto vivere e per proprio vantaggio, non si esita a calpestare verità e giustizia. Veramente l’indifferenza è la morte lenta della vera umanità. L’esito è nella scelta finale di Pilato. Gesù, che è uno dei piccoli della terra, senza poter emettere una parola, è soffocato dalla rete dell’ingiustizia. E come spesso facciamo anche noi, Pilato guarda dall’altra parte, se ne lava le mani e come alibi lancia - secondo l’evangelista Giovanni (Gv 18,38) - l’eterna domanda tipica di ogni scetticismo e di ogni relativismo etico: «Che cos’è mai la verità?».