sabato, settembre 04, 2010

Il vagabondo "Charlot" - Charlie Chaplin



Tutti conosciamo Charlie Chaplin per il personaggio attorno al quale costruì larga parte della sua fama universale, The Tramp, ovvero il "vagabondo" che per noi latini ( italiano, francese e spagnolo) fu Charlot: un omino dalle raffinate maniere e la dignità di un gentiluomo, vestito con pantaloni e scarpe più grandi della sua misura, una bombetta e un bastone da passeggio in bambù dall'andatura ondeggiante. Siamo in piena espansione economica mondiale, l'industria con le sue rivoluzioni trovano sempre più espansione ricadendo sempre più nella società e ristrutturandola, dandole nuove forme e creando nuovi classi emarginate. E qui, in questo contesto che si inserisce l'emotività sentimentale e il malinconico disincanto, di fronte alla spietatezza e alle ingiustizie della società moderna, di Charlot, l'emblema dell'alienazione umana - in particolare delle classi sociali più emarginate - nell'era del progresso economico e industriale. Charles Chaplin morì a Corsier-sur-Vevey, (Vevey), in Svizzera, la notte di Natale del 1977 e lì fu sepolto. Non mi addentro alla lunga vita di uno dei piu' grandi attori della storia, ma volevo introdurvi queste sue bellissime parole:
" Ho perdonato errori quasi imperdonabili, ho provato a sostituire persone insostituibili e dimenticato persone indimenticabili. Ho agito per impulso, sono stato deluso dalle persone che non pensavo lo potessero fare, ma anch'io ho deluso. Ho tenuto qualcuno tra le mie braccia per proteggerlo; mi sono fatto amici per l'eternità. Ho riso quando non era necessario, ho amato e sono stato riamato, ma sono stato anche respinto. Sono stato amato e non ho saputo ricambiare. Ho gridato e saltato per tante gioie, tante. Ho vissuto d'amore e fatto promesse di eternità, ma mi sono bruciato il cuore tante volte! Ho pianto ascoltando la musica o guardando le foto. Ho telefonato solo per ascoltare una voce. Io sono di nuovo innamorato di un sorriso. Ho di nuovo creduto di morire di nostalgia e… ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale (che ho finito per perdere)… ma sono sopravvissuto! E vivo ancora! E la vita, non mi stanca… E anche tu non dovrai stancartene. Vivi! È veramente buono battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione, perdere con classe e vincere osando, perchè il mondo appartiene a chi osa! La Vita è troppo bella per essere insignificante! "

[Charlie Chaplin]

domenica, agosto 29, 2010

La parole del Signore alle pagg 256-258 de 'L'Imitazione di Cristo'

Figlio mio, non lasciarti abbattere dal peso dei compiti che ti sei assunto per amor mio né, per alcun motivo, t’abbattano mai le tribolazioni; ma in ogni circostanza ti fortifichi e ti consoli la mia promessa. Io basto a ricompensarti oltre ogni limite e misura. Quaggiù non durerà a lungo il tuo travaglio né sarai per sempre oppresso dai dolori. Aspetta un po’ e vedrai finire d’un tratto i tuoi mali. Verrà l’ora in cui ogni travaglio ed ogni agitazione cesseranno. E’ poco e di breve durata tutto ciò che passa con il tempo. Compi i doveri del tuo stato, lavora fedelmente nella mia vigna; Io sarò la tua ricompensa. Scrivi, leggi, canta, sospira, taci, prega, sopporta virilmente le avversità: di tutte codeste e d’altre maggiori battaglie è ben degna la vita eterna. Verrà la pace in un determinato giorno, che è noto al Signore; e non ci sarà notte né giorno come di codesto vostro tempo, ma luce perpetua, chiarità infinita, pace stabile, riposo sicuro. Non dirai, allora: “Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?” (Rm 7, 24). Né griderai:”Ahimè, èil mio esilio s’è prolungato!” (Sal 119, 5). Chè, la morte sarà cacciata nell’abisso e la salvezza sarà per sempre; più nessuna angustia, ma gioia beata e compagnia soave e gloriosa dei beati. Oh, se tu vedessi le eterne corone dei santi in cielo. E di quanta gloria esultano ora essi, che un tempo erano ritenuti in codesto mondo spregevoli e quasi immeritevoli perfino di vivere! Senza dubbio, ti prosterneresti subito fino a terra e desidereresti essere sottomesso a tutti, piuttosto che comandare anche un uomo solo. Né desidereresti trascorrere giorni lieti in codesta vita, ma godresti di soffrire per amor di Dio e stimeresti come il più grande guadagno essere considerato un nulla tra gli uomini. Oh, se tu gustassi queste verità e se esse ti penetrassero in fondo al cuore, come oseresti lamentarti anche una sola volta? Per la via eterna non si devono forse sopportare tutte le tribolazioni? Non è cosa di poca importanza perdere o guadagnare il Regno di Dio. Solleva, dunque, il tuo volto al cielo. Eccomi, insieme con tutti i miei santi, i quali hanno sostenuto la loro grande battaglia in codesto mondo: ora sono nella gioia, ora ricevono consolazione, ora sono sicuri, ora riposano; e rimarranno con me nel Regno del Padre mio, per sempre.

Questo passo che ho trascritto non vuole essere una recensione di questo libro, ma ho voluto semplicemente evidenziare qualcosa che mi ha interessato molto. In questo caso i santi di cui parla Gesu’ sono tutti coloro che, pur non ammirati o ancor meno canonizzati dal Papa, hanno amato Dio e il prossimo, perciò ora sono nella gloria di Dio. Alle 3 del pomeriggio del 22 Agosto sulla nave per Messina, mi sono addentrato in questo libro in maniera dolcissima, è una compagnia tutte le volte che uno ne ha bisogno...

domenica, agosto 22, 2010

Johnny Cash, I walk the line

Lunedi mattina, prima di scendere al mare, nell'attesa che tutti fossimo pronti, sono inciampato su un programma di RaiEducational, probabilmente noto già a tutti "Cult Book", presentato da un certo Stas' Gawronski, autore e conduttore del programma. Devo dire che questo ragazzo usa un linguaggio che sembra quasi che ti faccia avventurare in una sorta di film o video musicale, un viaggio "nei" personaggi dei suoi libri, nella vita degli autori, che diventa davvero fatta di musica e parole... In fondo l'obiettivo è anche quello, e non a caso qualche giorno fa, durante le mie vacanze fatte di assenza di tecnologie, ma tanti libri e relax da pensionato, abbia scoperto un personaggio. Appena sono arrivato in spiaggia avevo solo voglia di riascoltare quella musica country, anzi, magari proprio fin ad un momento prima, mentre si arrivava al mare attarverso quelle curve di montagna alberate e macchiate di Mediterraneo. Eh si, perchè la musica country l'ho scoperta in due modi banalissimi (anche se so che lo scrivo una miriade di volte che mi piace, soprattutto in questi post); il primo modo con la quale abbiamo fatto conoscenza è stato con i cofanetti di CD di mio padre comprati penso negli autogrill quando lavorava ancora (Contry' Love e roba del genere), il secondo modo è dovuto praticamente al fatto che lavoro in una base americana nella quale anche se i rapporti con gli americani non sono frequenti, mi sono lasciato spesso affascinare dai loro usi e costumi (in questo caso per quello che riguarda la musica country) benchè sia un Paese enorme dalle mille facce... Quindi, come dicevamo, finita la mia settimana di mare, la prima cosa che ho fatto è stato cercare il Protagonista di quella mattina: Johnny Cash, cantautore statunitense, interprete di numerose canzoni folk e di celebri talking blues. La prima cosa che si intuiva dalle letture dei passi del libro e dalle immagini era il suo passato disordinato e la sua vecchiaia finita in saggezza, le sue ultime opere facevano facilmente trasparire chiari riferimenti ad un Gesu' salvifico, passavano in maniera veloce, casuale ed a volte nascosti messaggi tra le strade dell'America Country, quell'America che si vede solo attraverso i finestrini di un'auto in viaggio, di un autotreno coast to coast, o di un furgoncino hippy anni 60/70,... quella continua figurazione del viaggio che poi rappresenta la nostra vita, il nostro passaggio su questa terra, raccontata attraverso un uomo di successo che aveva conosciuto tutto nella sua vita. Nato da una famiglia contadina, sette fratelli, aiutava da bambino i genitori nella coltivazione del cotone; si appassionerà alla musica attraverso i canti nella chiesa e l'ascolto della musica country alla radio. Nel 1950 si arruola in aviazione e conosce Vivian Liberto, all'epoca studentessa liceale, la quale sposerà nel 1950, ma il matrimonio finirà nel 1967 a causa dei problemi di dipendenza dalle droghe di Cash e del suo comportamento libertino.. Si risposerà un anno dopo con June Carter (nel 2003 sono morti a distanza di pochi mesi). La casa storica dei Cash vicino Nashville andò distrutta in un incendio scoppiato nel 2007, gli interni compaiono nel suo ultimo video di "Hurt", in cui john Cash esegue la canzone dei Nine Inch Nails, canzone che pur essendo triste ( può piacere o non piacere) nel vederla interpretata da Johnny Cash, acquista una certa forza. Johnny è uno che nella sua vita la candela l’ha bruciata da entrambi le parti, da davvero efeto a questa canzone.
alcuni passi di Hurt (ferito):
I hurt myself today,
(Oggi mi sono ferito da solo,)
to see if i still feel,
(Per vedere se ero ancora in grado di sentire,)
I focus on the pain,
(Mi sono concentrato sul dolore,)
the only thing that’s real,
(la sola cosa reale,)
[...]
what have I become,
(Cosa sono diventato?)
my sweetest friend,
(mio dolce amico)
everyone i know,
(Tutti quelli che conosco)
goes away in the end,
(sono andati via alla fine)

and you could have it all,
(e potresti avere tutto)
my empire of dirt,
(il mio impero di fango)
I will let you down,
(Ti abbandonerò)
I will make you hurt,
(Ti farò star male)

Con I Walk the Line, John Cash ottenne il vero e proprio successo, il brano divenne uno dei più ricordati della carriera del cantante.

I keep a close watch on this heart of mine
I keep my eyes wide open all the time
I keep the ends out for the tie that binds
Because you're mine, I walk the line (io rigo dritto)

domenica, agosto 01, 2010

Volevo spendere solo due parole per chi mette i piedi in due scarpe...

C'è una vecchia strategia che consiglia, nel dubbio, di non fare mai un passo più del necessario, in attesa che sia l'altro ad esporsi: comportamente banale, odioso e ipocrita.... ma che molto spesso ha ottimi risultati. SI! Perchè spesso si è semplicemente innamorati troppo di una persona incapace o forse l'altra persona non ama abbastanza; forse l'altra persona non sa amare piu' di tanto: dove quasi tutti noi vediamo complicazione, quindi mistero e fascino, forse c'è solo vuoto e egoismo. Per di piu', due, tre, quattro o più anni (tanto per dire) non sono poi così pochi per capire quali decisioni prendere o non prendere. Di solito si rivoluziona la propria vita all'improvviso, spinti da uno slancio irrefrenabile.... e se si ci pensa anno dopo anno, vuole semplicemente dire che si resterà dove si è. E probabilmente, anche se per me in passato stato doloroso ammetterlo, è la decisione migliore che a poco a poco porterà all'affievolimento della passione al di fuori del rapporto con l'altra persona che si tradisce e al ritorno all'ordine. Un rapporto che in genere fatto dal vedersi quando si puo', dal dare da una parte che non fa altro che avvantaggiare inizialmente il buonumore. E non è importante cio' che possono pensare gli altri.... eppure alla fine si finisce a sentirsi in colpa ( e probabilmente proprio la persona che tradisce) e quindi diventa addirittura una sopportazione eroica, quasi come una penitenza (al che mi vien da ridere), .... NON POI COSI' PESANTE....

lunedì, maggio 10, 2010

Articolo di Braudel su Napoli apparso nel 1983 sul Corriere sella Sera

La mia passione per la storia contemporanea mi ha spinto ad iscrivermi ad un corso singolo all'Universita' di Catania, dove ho avuto la fortuna di seguire parecchie lezioni e di studiare una materia che inzialmente avevo preso a malavoglia, ma che alla fine ho capito quanto sia indispensabile per capire la storia contemporanea; si tratta della storia moderna. Qui ho incontrato autori durante lo studio che non raccontano la "storia degli avvenimenti", ma scendono a diversi livelli della vita di allora, sperimentano nuovi criteri storiografici. In questo periodo si nota come la storia della societa' passa invetabilmente attraverso l'economia, lo sviluppo di questa, nonche' del mercato... le prime lezioni pensavo di aver sbagliato aula, o corso, o professore,.... mi sembrava strano che un corso di storia moderna diventasse una sorta di corso di storia del pensiero economico. E piu' mi addentro in queste ideologie economiche (da Smith, Quesnay, Marx, Webber, ecc...) e piu' si evince come l'economia di mercato ha rappresentato la forza motrice che ha scaturito il progresso del mondo in cui viviamo. E' stata quella espansione che ha configurato il nostro mondo di oggi (basti pensare al capitalismo, rivoluzioni industriali, ecc...). In questo post vorrei uscire un po' "fuori esame" in quanto questo studio mi ha fatto scoprire uno dei piu' grandi storici del novecento; Fernand Braudel. Stiamo parlando del primo presidente dell'Istituto Internazionale di Storia Economica "F. Datini" (1968-1984), una personalita' eminente che mi ha entusiasmato al di fuori del saggio di 95 pagine chiesto dal prof dell'universita' di Catania, tanto che ho dato un'occhiata al suo precedente grande lavoro "Il Mediterraneo all'epoca di Filippo II ", dove mette per iscritto tutta la sua conoscenza sul Mediterraneo all'epoca di Filippo II (re spagnolo del '500, e quindi anche di Napoli...). Voglio solo qui riproporre alcuni frammenti di un articolo di Braudel che ho trovato pe rpuro caso, scritto sul Corriere della sera nel 1983 (un anno prima che io nascessi), perche' credo che certe parole acquistano piu' valore se escono dalla bocca giusta;
"Napoli affascina il visitatore frettoloso d'oggi, come ieri gli amministratori ed i soldati di Carlo V e di Filippo II, alle prese con gli enormi problemi di gestione di un agglomerato tanto vasto: il secondo, per popolazione, del Mediterraneo del XVI secolo, dopo Istanbul; il secondo, anche, del cristianesimo occidentale, dopo Parigi. Impossibile restarvi indifferenti. Ma essa sa, ha sempre saputo difendersi. Ed io mi dichiarerò volentieri colpevole di essermi dato vinto troppo rapidamente o di aver mancato della perseveranza o dell'astuzia necessarie.
Impossibile, nondimeno, per me non vagheggiare per Napoli una sorte diversa da quella che le conosco oggi e non invitare i miei amici italiani, per assaporarne reazioni, tanto più inorridite in quanto siano originari di Milano, di Bologna o di Firenze, a immaginare quale avrebbe potuto essere il destino dell'Italia ed il volto attuale di questa città se essa fosse stata preferita a Roma come capitale del nuovo Stato. Roma, che nulla qualificava a svolgere questo ruolo, salvo la sua leggenda e il suo passato, quando Napoli era - e di gran lunga - , malgrado i rapidi progressi di Torino, la sola città ad essere, verso il 1860-70, all'altezza del compito. Avrebbe saputo adattarsi a queste nuove funzioni? (...)
Diversa lo è, indubbiamente oggi, che assume clamorosamente il ruolo che le si è voluto far recitare di "vetrina del Sud" e dei suoi problemi, in margine alle norme del mondo industriale e moderno. Provocata, io la sospetto volentieri d'aver fatto buon peso nella sua risposta e con successo indiscutibile: essa scandalizza ancor più di quanto le si chieda. Ma Napoli ha sempre scandalizzato, scandalizzato e sedotto. A cominciare dai sovrani, dai governi, dalle amministrazioni, che hanno voluto impossessarsene per mettere, attraverso di essa, le mani sull'intero Sud. Eccettuato Masaniello per qualche settimana, Napoli non si è data la pena di produrre alcun governante indigeno. Tutti sono venuti da fuori: Normanni e Angioini, Aragonesi e Castigliani, Spagnoli o Ispanofrancesi (coi Borboni), e di nuovo Francesi con Murat.(...)
E Napoli ha continuato a dare molto all'Italia, all'Europa e al mondo: essa esporta a centinaia i suoi scienziati, i suoi intellettuali, i suoi ricercatori, i suoi artisti, i suoi cineasti.....Con generosità, certo. Ma anche per necessità. Mentre non riceve nulla, o pochissimo, da fuori. L'Italia, secondo me, ha perso molto a non saper utilizzare, per indifferenza, ma anche per paura, le formidabili potenzialità di questa città decisamente troppo diversa: europea prima che italiana, essa ha sempre preferito il dialogo diretto con Madrid o Parigi, Londra o Vienna, sue omologhe, snobbando Firenze o Milano o Roma.....
Non attendiamoci da essa né compiacimenti, né concessioni. Questo capitale oggi sottoutilizzato, sperperato fino ai limiti dell'esaurimento - poichè non si può dare indefinitamente senza ricevere - quale fortuna per tutti noi, se ora, domani, potesse essere sistematicamente mobilitato, sfruttato, valorizzato. Quale fortuna per l'Europa, ma anche e soprattutto per l'Italia. Questa fortuna, Napoli merita, più che mai, che le sia data. (...)"

Articolo sul Corriere della Sera, 1983.

sabato, maggio 08, 2010

Quando l'America ci liberava dal Fascismo e patteggiava con la Mafia siciliana...

"Da cosa nasce cosa. Storia della mafia dal 1943 a oggi ", scritto da Alfio Caruso, e' il libro che viene consigliato a tutte le persone che come me vogliono conoscere la nuova terra dove vivono; la Sicilia. E' un libro che parla ovviamente di Mafia, ma ci sono storie di contorno e personaggi influenti nella storia d'italia, anche perche' la nuova storia italiana e' ripartita da terre come la Sicilia... Non si puo' certo fare una chiaccherata da bar a riguardo, e ci tengo a dire che probabilmente certe cose diventeranno piu' obiettive quando saranno piu' lontane da strumentalizzazioni politiche attuali. Non posso nemmeno soffermarmi molto su un nome (o nome d'arte) noto a tutti come Lucky Luciano, ma solo accennarlo quanto basta per capire come le cose siano cambiate, soprattutto quando, nei primi dieci mesi di guerra, nel periodo che i sommergibili tedeschi affondavano nei pressi delle coste dell'Atlantico centinaia di navi statunitensi (ed era chiaro che venivano riforniti di viveri e di nafta da spie e traditori nella quale marina e controspionaggio si dimostrarono impotenti), il controspionaggio americano ebbe l'idea di ricorrere ai servigi della mafia, con la mediazione di Salvatore Lucania (detto appunto "Lucky Luciano") che stava scontando una condanna a 15 anni. In pratica, i fratelli Camardos e Frank Costello, con la loro organizzazione mafiosa, riuscirono quindi dove le strutture ufficiali avevano fallito...
Da cosa nacque cosa. Abrogati nel 1942 i "decreti Mori", parecchi mafiosi ritornati in Sicilia avviarono contatti con gli "Alleati" che incominciarono ad arruolare uomini d'origine siciliana. A mezzo dei pescherecci, i mafiosi esercitarono lo spionaggio nel Mediterraneo; poi fornirono notizie sulle infrastrutture dell'isola, la dislocazione e la consistenza delle truppe dell'Asse in Sicilia. Del resto perché gli Alleati iniziarono l'invasione dell'Europa meridionale dalla Sicilia, anziché dalla Sardegna o dalla Corsica, dalle quali sarebbe stato agevole effettuare sbarchi in Toscana, Liguria o Provenza? 
Il governo americano si mise quindi in contatto con la Mafia, la quale diede una mano per organizzare lo sbarco alleato in Sicilia, soprattutto in virtù del fatto che Benito Mussolini aveva a lungo perseguitato i mafiosi. Luciano aiutò il governo statunitense nell’Operazione "Avalanche", in cambio di forti aiuti alla Mafia affinché questa "riconquistasse" l’isola. L’operazione andò a buon fine: gli esponenti della mafia siciliani divennero ben presto i nuovi padroni dell’isola. Ben presto gli Alleati scoprirono che lo sbarco del 10 luglio del 1943 aveva riportato nell´isola non soltanto la libertà ma anche i suoi vecchi padroni: i boss di Cosa Nostra.

Un capitano della Military Intelligence in un suo rapporto descrisse il clima che si respirava nell´isola negli ultimi mesi del 1943: «Agli occhi dei siciliani, non solo il Governo Militare Alleato non è in grado di affrontare la mafia, ma è arrivato addirittura al punto da essere manipolato.
Ecco perché al giorno d´oggi molti siciliani mettono a raffronto il Governo Militare Alleato e il Fascismo... ». Ovviamente sotto il Fascismo la mafia non era stata interamente debellata, ma veniva almeno tenuta sotto controllo (non si tratta di dire che la situazione di prima era migliore, ma certamente quella successiva ha generato una radice malata la cui pianta sta generando tutt'oggi frutti amari e velenosi). A maggior ragione mi viene da dire che non si estirpa mai un male con un altro male, altrimenti il male cambia solo nome e non puo' fare altro che aumentare....

sabato, aprile 17, 2010

Perche' attaccano il Papa?

Ultimamente ho notato che ci sono due tipi di approcci avvicinandosi la Chiesa; il primo consiste in un approccio di ricerca spirituale, avvicinamento a Cristo con cuore sincero tramite l'istituzione nata dopo la Sua venuta al mondo, ovvero la Chiesa presieduta dal successore di Pietro, il Papa, la seconda invece e' un approccio molto piu' particolare, e' un approccio forse di tipo critico, come se si partisse dalla contestazione per poi forse provare il vero (ma che alla fin fine si finisce o si vuole finire a dimostrare una propria convizione o addirittura una semplice volonta' personale). Il secondo approccio merita molta piu' attenzione, ed e' di questo che mi sento di parlare, di una sorta di critica che mira a distruggere e basta, distruggere per far spazio al vuoto, all'Assenza. E perche' tutto questo? Non posso avvicinarmi a Dio con sentimenti di distruzione, e se non voglio avvicinarmi a Dio dove vado? verso una "ragione" che diventa priva del significato ultimo che e' Dio e che percio' muore nei suoi limiti (umani) e in se stessa. Io sono privo di verita' e quindi voglio distruggere cio' che non tollero per mettere una verita' che non solo non ho, ma che non conosco! Io sono presuntuosamente convinto di sapere cosa e' giusto e cosa no, io sono convinto di sapere cosa e' il Cattolicesimo quando in realta' non mi sono mai avvicinato veramente ad esso. Si puo' criticare e giudicare un libro mai letto? pero' siamo capaci di fare recensioni leggendo solo le critiche ad esso, senza aver mai letto il testo originario. Come si puo' criticare una cosa che non si conosce? Se io giudico il limite umano della Chiesa e non voglio guardare il bene che opera ed ha operato solo perche' a me fa comodo l'1% che di sbagliato c'e' anche nella Chiesa allora sono un menzognero, ed io faccio finta di non capirlo, perche' quello e' l-unico mio modo di trovare un equilibrio non con me stesso, ma con quello che faccio, con i miei limiti. E' un vano tentativo di soffocare una coscienza che e' la presenza di Dio dentro di noi, e' li che abita Lui in noi, e che ci ricorda che prima o poi noi ritorneremo a Lui, perche' da Lui siamo venuti. E' che lui ci ama con i nostri difetti e con i nostri peccati, ma se noi non abbiamo l'umilta' di riconoscere i nostri peccati, decidendo noi cio' che e' giusto, noi decidiamo allora solo una giustificazione a nostri peccati, alle nostre mancanze, alle nostre debolezze,... e tutto questo si chiama mancanza di umilta', ed e' un sentimento precursore del peccato, del peggiore dei peccati, cioe' di mettersi al posto di Dio pensando di avere la conoscenza del bene e del male. Dio comincia a darci fastidio, ci diventa scomodo a tutto cio' che la nostra coscienza vieta. L'umile sa di non essere giusto, l'umile si avvicina sempre a Dio con senso di vergogna, con la vergogna del peccatore. La persona non umile ha deciso che lui in realta' non sta peccando piu', si compiace della sua giustizia, di se stesso, al massimo ringrazia Dio perche' e' migliore degli altri. Il non umile e' colui che e' in grado di giudicare la Chiesa non per le opere buone, ma perche' deve distruggere cio' che gli da fastidio, come se trovasse giustificazione ai suoi impediementi. Tutto questo si chiama grande inganno, perche' quella e' una strada che non lo portera' da nessuna parte. Potete attaccare il Papa perche' siete pieni di sporchi secondi fini, politici e non, perche' in realta' se vi fregasse qualcosa di quei poveri bambini abusati da uomini sporchi che purtroppo stanno anche in posti dove non ci dovrebbero essere, come la Chiesa, voi invece di farvi falsi dottori vi muovereste piu' da un lato umano che politico e filosofico. Potete attaccare il Papa perche' ha usato misericordia come fece Gesu' alla gente che lo ha crocifisso, e come fece fino alla fine con il buon ladrone. Il peccato fa parte tutti gli uomini, e quindi anche dei preti. Ma non vanno strumentalizzate certe cose per altri fini. La pedofilia e' una malattia, ma non e' attacando il Papa che si risolvono queste cose. Non e' distruggendo il Papa e poi la Chiesa che risolvete le cose, e' piu' facile attaccare le persone giuste e buone. Benedetto XVI stava portando tutti i segni di questo dolore ad 83 anni, attaccato per i peccati della sua Chiesa da altri peccatori. E per la prima volta, 2 giorni fa, ha parlato a braccio, facendo uscire cio' che veramente ha dentro, ed ha parlato di penitenza, ha chiesto di pregare per lui, per dargli la forza di affrontare questa situazione, ed ancora una volta ha dato un grande segno, un segno di umilta' parlando di penitenza, una penitenza anche come espiazione dei peccati che hanno commesso anche uomini di Chiesa, perche' esiste un male che inquina anche l'anima dei preti. Il Papa ha spiazzato tanti suoi insoliti nemici addossandosi colpe e reagendo da vero Cristiano, e l'ha fatto con il dolore di chi conosce il male. Gli e' stato buttato addosso il male dei preti pedofili, come responsabile di questo male solo perche' da Cardinale aveva concesso una seconda possibilita' a questi preti agendo in un'ottica di misericordia. Lui ora li condanna, chiede perdono alle vittime. Ma poi invita tutti a pregare, a espiare a purificarci e purificare. Io alla fine dico "Grazie Benedetto XVI", ed i questo sfogo mi chiedo perché sono esplosi attacchi al Papa e alla Chiesa?
La Chiesa di Benedetto XVI è scomoda, chiara nel sostenere i suoi principi in difesa dell’uomo e della vita. Lotta contro il nichilismo e materialismo ideologico. Dà fastidio? Credo di sì!

venerdì, aprile 02, 2010

Grazie!

Volevo soffermarmi sull'importanza di un qualcosa che ho sempre erroneamente sottovalutato, la gratitudine. Magari per molti dico cose banali, ma io personalmente non sopporto le persone che si lamentano, o che lo fanno troppo a lungo o quasi per abitudine. Non mi piacciono! E non mi piaccio nemmeno io quando cado nel farlo ( e ho fatto spesso). Eppure, ogni giorno ed ogni volta che sperimento un po' di felicita', la prima cosa che mi viene da pensare e' un "grazie", e se penso che c'e' sempre un motivo per dire un grazie, forse non ci saranno poi cosi' tanti motivi per essere tristi se non per poco tempo. Per i tedeschi il termine gratitudine (Dankbarkeit) deriva da "pensare" (denken), cioe' chi pensa, in effetti, riconosce di esser grato ogni giorno per molte cose (per essempio e' sensibile ai piccoli doni della quotidianeta'). Cicerone ha descritto l'ingratitudine come dimenticanza, per lui e' l'atteggiamento piu' importante dell'uomo, presupposto per la concordia e l'armonia dei cuori. Per Cicerone l'ingratitudine e' una minaccia per l'umanita'. Il Talmud dice che l'ingratitudine e' peggio del furto. Von Goethe sostiene che l'ingratitudine e' sempre un aforma di debolezza, le persone virtuose non sono ingrate. La gratitudine quindi ci cosituisce, lo sperimento ogni mattina che cammino sotto il sole siciliano, quando ho tutto cio' che mi serve per vivere, ci sentiamoci in pace con noi stessi e con Dio, perche' la nostra relazione con Dio e' la ragione piu' profonda del nostro essere. La gratitudine e' la preghiera piu' profonda, da un gusto meraviglioso alla nostra vita. Chi inizia a ringranziare comincia a vedere la vita con oocchi diversi, le persone ingrate invece sono "sgradevoli" per me. Invece quando cominici a ringraziare le cose cominciano subito ad andare meglio. Per questo dico... Grazie!

venerdì, marzo 26, 2010

Il perdono di Anseln Grun


Anselm Grun è un monaco benedettino entrato nel monastero di Munsterchwarzach (Germania) a soli 19 anni. Dopo aver compiuto studi filosofici, teologici e di economia aziendale ha tenuto numerosi corsi e conferenze e da alcuni anni e' uno tra i più letti autori cristiani. Il suo ultimo libro e' intitolato "Il libro delle risposte" (quello che praticamente sto leggendo in queste serate) nella quale si addentra in argomenti a dir poco complessi, ma non e' questo di cui voglio parlare, anche perche' il mondo letterario e' pieno di opere e testi sulla vita, sulla spiritualità o piu' comunemente addirittura di autori, improbabili persone di successo, che vogliono insegnarti la vita (niente di più sciocco a mio avviso dal momento che si impara quasi sempre sulle proprie esperienze ed ogni cosa va relazionata al nostro essere unici e non certo ad un generico manuale di vita universale). Forse cio' che mi prende molto di questo scrittore e' il suo modo di avvicinarsi alle persone (seppur con parole scritte, ma il concetto non cambia), e non si tratta di comune retorica, ma di un modo basato sulla discussione, scrivere risposte a domande fatte da persone del tutto normali, ognuno con problemi differenti, domande fondamentali che riguardano i principali temi della vita, fatte da giovani, da persone con ogni situazione di vita, ... risposte sempre soggettive (in quanto non verificabili dal punto di vista obiettivo) ma che partono da una esperienza di vita. E così come le domande inducono a pensare, anche le risposte inducono a pensare, fungono da stimoli, non si cercano risposte, ma si cerca di affrontare una risposta. Perche' ho comprato questo libro? ,,, perche' leggendo la premessa del libro mi sono reso conto che solo chi si pone domande giuste puo' scoprire risposte che lo aiutano ad andare avanti, e spesso io non ho ascoltate risposte a domande importanti per il semplice fatto che quelle domande non me le ero mai poste. Chi pone le domande migliori puo' infatti portare avanti una discussione ed in tale modo contribuire piu' di tutti alla soluzione del problema. In questo piccolo spazio non posso addentrarmi alla moltitudine di pensieri espressi nella miriade di domande contenute nel libro, però cio' che per me è importante consiste nell'approccio filosofico ai probabili problemi che vuole dare un tale testo. Una buona risposta spesso suscita nuove domande, e spesso fidandoci delle nostre domande riusciamo a dare noi stessi delle risposte. Non si tratta quindi di regole di vita, al massimo possiamo trovare dei consigli, e solo se cerchiamo una risposta a tutte queste domande, dice Anselm Grun, davanti a noi allora si dispiegheranno in modo nuovo queste relazioni ed il senso che si può dischiudere in esse. Un annetto fa, o poco più, subiì una forte delusione che mi aveva portato a leggere un libro sul perdono che mi aveva davvero colpito, parlava del perdono come una guarigione interiore, come una cura da una malattia invisibile nella quale si può uscire guariti solo se riusciamo a liberarci da questo veleno interno che logora noi stessi (perdonare quindi per fare del bene a noi, e poi agli altri). Il messaggio era stato chiarissim, e quindi io mi impegnai molto ad attuare tutto quello che mi ero preposto di fare, non sottovalutando la dolorosità di questo processo, nonché i lunghissimi tempi. A pagina 34 di questo libro ancora una volta si parla di perdono, perdono in questo caso come riconciliazione. E' qui che ho potuto fare un confronto diretto cone la mia esperienza personale. Perdono quindi come liberazione dall'energia negativa che mi porto ancora dentro e, se non perdono l'altro, sono ancora legato a lui, allora l'altro ha ancora potere su di me. Il perdono è la liberazione dal potere dell'altro su di me. Mi separo dalla ferita, la lascio all'altro. Me ne libero. Sciolgo i ceppi che mi portano a èèconcentrarmi sempre sulla ferita (pag. 35 del libro). Il perdono fa parte dell'igiene dell'anima. Il processo è lungo e doloroso, ma se la riconciliazione riesce è liberante. Però caspita, e' anche vero che spesso il perdono forse è anche mantenere una sana distanza da colui che ci ha ferito, perche' dobbiamo fare in modo che la cicatrice in noi non si apra di nuovo. Queste parole mi hanno anche fatto capire altro, mi hanno fatto pensare che io in realtà piu' di un anno fa non avevo perdonato l'altra persona, ero rimasta molto legato all'altra persona, quella ferita era al centro della mia vita, dei miei pensieri,... la triste realtà e' che io non l'avevo in effetti perdonata, avevo soloè una dichiarata volonta' di perdonarla, ma non ci ero riuscito. C'era anche un motivo che limitava questa guarigione, cioe' il non ammetteère da parte dell'altro la propria colpa, offrire il perdono e poi addirittura sentirsi rifiutare questa offerta. Questo significa che in nessun caso dovremmo metterci in condizione di dipendenza dalla sua reazione. Dall'esperienza di un anno ho forse imparato anche come farmi perdonare, ma da qualche mese sto vivendo nuovamente questa situazione con quello che pensavo fosse il mio migliore amico.

domenica, marzo 21, 2010

«Notte Oscura» dell'anima e la dottrina del Nada y Todo

Ritorno verso Roma, in uno dei miei periodici spostamenti... viaggio dopo viaggio l'autogrill della Casilina diventa sempre più di casa, con il solito caffè, la solita pausa, il solito giro per gustare un po' di spirito pendolare (... o viaggiatore, non saprei... ), per poi rimettersi in cammino. Ma come io dico sempre il vero viaggiare non è certo stare al volante di una macchina, e forse nemmeno tanto stare ai comandi di un aereo, in una carlinga, nei cieli per il mondo... più di tutto il viaggio è legato alla scoperta, all'esperienza, all'evoluzione delle cose, all'arricchimento, un susseguirsi di posti e cose nuove, materiali e non. Io ho sempre affermato, anche più volte in questo blog, che i posti dove si viaggia di più sono forse le librerie, le biblioteche, i luoghi dove è di casa la cultura, la conoscenza, la curiosità, l'ardore del sapere, dell'allargare i propri confini, nonchè i propri orizzonti di pensiero, i posti dove ti puoi perdere nella vastità di libri, films, musiche, opere del mondo.... tutti quegli strumenti che ti portano alla coscienza che esiste un mondo, un mondo proprio oltre quel poco di mondo che noi limitatamente riusciamo a vedere; posti lontani, storie lontane di persone lontane... tutto questo fa parte della magia tipica di un posto dove puoi trovare tutto ciò che è cultura. Ben venga se poi una libreria si trova in una sala d'attesa dele poste, o in un aeroporto,.. o in un autogrill... quest'ultimo era stato prima il posto dove avevo comprato un libro di Giovanni Paolo II, e poi in un secondo momento dove ho trovato il film a lui dedicato in edizione speciale. Che sia una coincidenza di cose o no, sta di fatto che ho cominciato a seguire il pensiero di papa Giovanni Paolo,... e per capire questo mi sono appassionato alla sua storia umana, prima che diventasse Papa, per capire cosa si nascondesse dietro ad un sorriso così candido e a degli occhi così pieni di luce. Non voglio fare retorica, perchè non posso sprecare parole banali sul papa, ma c'è una cosa che merita l'attenzione e che non potevo non introdurla senza mensionare chi l'ha esaltata. Karol era una sorta di discepolo di Giovanni della Croce, un santo eccezionale che è stato anche un grandissimo poeta spagnolo (e fortunatamente si trova tanto materiale su wikipedia). In una scena del film "Karol", ai tempi in cui il Papa era un ragazzo che lavorava in una miniera di calcare, venivano lettie le seguenti parole:


« Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente.
Per giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente.
Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente.
Per giungere alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche cosa in niente.
Per venire a ciò che ora non godi, devi passare per dove non godi.
Per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai.
Per giungere al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove ora niente hai.
Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non sei. »


Il pensiero di Giovanni della Croce, in particolare il concetto di «Notte Oscura» dell'anima e la dottrina del Nada y Todo ("Nulla e Tutto"), per illustrare l'ascesa al Monte della Perfezione, oltre che nella Salita del Monte Carmelo.

domenica, marzo 14, 2010

vorrei che tu fossi qui

Passeggiando per Catania si chiaccherava un po' di musica, e su di una canzone contenuta nell'album omonimo, ovvero " Wish you were here". Non è una canzone con il classico background banale da storielle d'amore o altro, ma è la storia vera, la storia vera dell’ex membro dei Pink Floyd Syd Barrett, allontanato dal gruppo nel 1968 per via di una grave infermità mentale e fisica causata dal continuo uso di droghe (in particolare LSD) che aveva compromesso la sua partecipazione ai concerti e al lavoro in studio. Nell’introduzione si sentono dei suoni confusi che sono stati registrati ricreando l'atmosfera di una stanza in cui alcune persone stanno ascoltando una vecchia radio. Viene spostata ancora la frequenza, passando velocemente da una stazione radio che accenna la quarta sinfonia di Čajkovskij, fino ad arrivare alla stazione in cui si suona l'introduzione di Wish You Were Here. L'esecuzione è però leggermente disturbata, poiché riprodotta dalla radio. Dopo qualche secondo, si sente una seconda chitarra che accompagna il suono della prima, ma stavolta ad un volume più alto e con più raffinatezza, volendo ricreare l'effetto di una persona che suona nella stanza sulle note della radio. Ne è ulteriore esempio il colpo di tosse e il successivo leggero sospiro con il naso. L’intro è stata eseguita da Gilmour con una chitarra a dodici corde.
La cosa più curiosa è che quando oramai Syd era quasi un corpo senza anima, Il 9 luglio 1975, mentre si incideva il brano Shine On You Crazy Diamond, comparve nello studio incredibilmente Syd Barrett, ma nessuno lo riconobbe e i Pink Floyd continuarono a suonare. Wright si sedette vicino a lui e solo dopo molti minuti riconobbe in quella figura ormai grassa e calva il loro amico Syd. Quel giorno David Gilmour si sposava con la sua fidanzata, l’americana Ginger, e invitò Barrett alla festa di matrimonio. Syd andò con i suoi ex compagni, ma dopo un po' scomparve così come era apparso. Non lo rividerò mai più.

sabato, febbraio 13, 2010

Up in the Air, tra le nuvole...

Allora, sara' un pochino complicato, perciò ascoltatemi.
Quanto e' pesante la nostra vita?
Immaginate per un secondo di avere uno zaino sulle spalle
Riempitelo bene... con tutte le cose che avete nella vita,
Cominciate dalle piccole cose, gli oggetti sugli scaffali, poi i cassetti, tutti i gingilli, ...
Poi aggiungete le cose piu' grandi. Vestiti, elettrodomestici, lampade, la Tv,...
Lo zaino dovrebbe essere piuttosto pesante. Ed ora le cose grandi.
Il divano, la macchina, la casa. Infilate tutto questo dentro quello zaino.
Adesso aggiungete le persone.
Cominciate con le conoscenze casuali. Amici di amici, colleghi di ufficio,...
Poi passate alle persone alle quali potete affidare i vostri segreti più intimi
Fratelli, sorelle, figli, genitori.
Ed infine vostro marito, vostra mglie, fidanzato, fidanzata. Mettete tutti nello zaino.
Sentite bene quanto pesa.
Senza ombra di dubbio i rapporti sono la parte più pesante delle nostra vita.
Tutte quelle rattative, quelle discussioni, i segreti, i compromessi.
Più lenti ci muoviamo e più velocemente muoriamo.
Senza ombra di dubbio il movimento e' vita.
Alcuni animali sono nati per sopportare il peso degli altri per vivere in simbiosi nell'arco della vita.
Amanti sfortunati, cigni monogami.
Noi non siamo cigni.
Siamo squali.
(...)

Da uno dei più bei film del momento di George Clooney.

giovedì, gennaio 21, 2010

una cioccolata calda


Una cioccolata calda forte corretta leggermente alla strega, con un po' di panna sopra fatta con fiducia dal tuo barista in un freddo gazebo dall'aspetto già natalizio in una fredda mattina di dicembre... Magari si pensa di bere una tazza, probabilmente sto bevendo il mio momento di piacere... basta cattivi pensieri ed ansie. In questo momento solo dolcezza...

lunedì, gennaio 18, 2010

Lo disse anche Elton John... la canzoni tristi dicono così tanto...


Immagino che ci siano delle volte in cui tutti noi abbiamo bisogno di condividere un po' di dolore e stirare quelle parti rugose di noi, è la cosa più difficile quando ci restano i ricordi. E ci sono alcune volte come quelle in cui tutti noi abbiamo bisogno di sentire la radio, perchè dalle labbra di qualche vecchio cantante condividiamo i problemi che già conosciamo. E' dolcissimo farle suonare... far suonare quelle tristi canzoni quando tutta la speranza se n'è andata, giungono fi dentro la nostra stanza e sentiamo semplicemente il loro tocco lieve. E proprio quando tutta la speranza se ne è andata le canzoni tristi dicono così tanto! Se qualcun'altro sta soffrendo così tanto per scriverlo, quando ogni singola parola ha un senso, allora è piu' facile avere quelle canzoni intorno a noi, hanno quel "calcio" giusto per arrivare fino a te e ti fanno sentire così bene o forse così male... e soffrire solo abbastanza per cantare blues...

domenica, gennaio 17, 2010

"Tutti saremo trasformati", ...ricordando Giovanni Paolo II

Questi giorni sono stati traviati dalla tremenda tragedia di Haiti, un terremoto mai così forte che nello stesso tempo ha distrutto e posto l'attenzione su di un'isola quasi dimenticata dal pianeta (e non certo l'unica), dove piccoli gruppi di persone volenterose forse si erano già messe in azione da sempre; orfanitrofi, associoni, preti e missionari, contingenti ONU, piccoli aiuti,... Penso che tutti noi stiamo vedendo una cosa bellissima, un "movimento mondiale" che fa pensare a quei film di stampo apocalittico dove tutti gli Stati si prendono per mano. Ma nello stesso tempo da un senso di impotenza così forte che ci imprigiona in un a sorta di sconforto, questo senso di incapacità e di ineguatezza.... "cosa possiamo fare???"... Sicuramente è l'occasione giusta per pregare, ma anche per capire, capire e quindi pensare, pensare a cosa c'è nella nostra vita che poi così non va. Sarebbe bellissimo aiutare tutte quelle persone, mi darebbe un vero e proprio sfogo a questa frustrazione, colmerebbe questa mia delusione, non c' cosa più bella che dare senso alla propria vita sapendo che che con la nostra vita diamo un senso anche a quella degli altri. Forse Gesù voleva dire proprio questo con il suo undicesimo comandamento. E quindi, ritornando alla domanda, ... " cosa facciamo???" . Potremmo iniziare a cambiare. E' già una risposta, no? Se non possiamo aiutare una povera popolazione su un'isola dall'altra parte del mondo, perchè non aiutare gli sfortunati italiani? forse vale più di 2 euro donati con un sms che forse si perdono. Un'ora fa sono stato toccato da un video che è stato fatto vedere da striscia la notizia, proprio un momento fa, subito dopo aver appena rivisto le immagini di Haiti sono stato colpito da queste immagini, ma soprattutto da queste parole, e perciò sarebbe più facile far vedere questo video che spendere altre parole....


Nick Vujicic è un ragazzo 26enne australiano nato senza braccia e senza gambe, fondatore e direttore della “Life without limbs”, l’organizzazione no-profit che aiuta le persone da tutto il mondo prive di uno o più arti a vivere meglio. Nick, amichevolmente detto il gigante, tiene incontri e conferenze per aiutare le persone che, anche se in maniera più lieve, condividono con lui questa condizione. Ancora una volta ho pensato che una vita fortunata come la mia a volte diventa davvero sprecata se fine a se stessa. Scendendo da camera mia, preparando le valigie per ritornare in Sicilia, ne ho approfittato per finire di sistemare casa prima di andare via e mi sono ritrovato un foglio davanti gli occhi con le parole di Giovanni Paolo II, il nostro carissimo Papa morto alle ore 21,37 del giorno 2 Aprile 2005 nel palazzo apostolico in Vaticano. Tra i brani delle lettere di San Paolo che Giovanni Paolo II preferiva vi era il seguente:

"Voglio farvi conoscere un mistero: non tutti moriremo, ma tutti saremo trasormati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono della tromba finale. Ecco, la tromba squillerà, i morti risusciteranno incorruttibili e noi saremo trasformati. Bisogna infatti che questo nostro essere corruttibile rivesta l'incorrutibilità e che questo nostro essere mortale rivesta l'immortalità".

1° lettera ai Corinzi, cap. 15,51-55

Giovanni Paolo II credeva nell’incorruttibilità e nell’immortalità dello spirito, della carne, dei principi. Bisogna sostenere con forza, nella convinzione che la bontà dei principi finirà con il prevalere. “Non abbiate paura”, amava ripetere, di essere voi stessi, di venire allo scoperto.