giovedì, agosto 20, 2009

L'arte del falciare

Quando sono angosciato, faccio un po' quello che fanno tutti; mi ritiro nel mio rifugio, senza nessun bisogno di viaggiare. Ognuno ha il suo rifugio interiore, anche io ho il mio. E quale motivo avrei io di scrivere, scrivere un blog muto che nessuno legge, se non per trovare una sorta di rifugio. Come disse Muriel Barbery, l'arte di falciare senza più fatica, riprendendo il romanzo russo del 1887 Anna Karenina, di Tolstoj, quando Levin, cupo e malinconico, cerca di dimenticare Kitty, va a falciare con i suoi contadini e, afflitto dal caldo e dalla fatica, non ce la fa più, fin quando dopo ore non arriva una pioggia d'estate e Levin libera i movimenti dal peso della volontà, entra in una leggera trance che conferisce ai suoi gesti la perfezione e la falce sembra muoversi da sola. Il movimento che rende il piacere di fare meravigliosamente estraneo agli sofrzi della volontà. Quando le righe divengono demiurghe di sè stesse, quando assisto alla nascita sulla carta (o sulla tastiera) di frasi che sfuggono alla mia volontà e si imprimono mio malgrado, esse mi fanno conoscere quello che non sapevo nè credevo di volere, ed è bello questo parto indolore, lasciarsi guidare da una penna, da un pensiero, con la felicità delle meraviglie sincere, senza fatica nè certezza,... una penna che mi guida e mi porta.

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